Articoli Dermatologia - P&R Scientific
Volume 3, Numero 2
19.06.2013
Sole: amico o nemico?
 
 
Miraglia E, Persechino F, Visconti B, Iacovino C, Calvieri S, Giustini S

Autori   [Indice]

Miraglia E1, Persechino F1, Visconti B1, Iacovino C1, Calvieri S1, Giustini S1  

1Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, “Sapienza” Università di Roma


Citation: Miraglia E, Persechino F, Visconti B, et al. Sun: friend or enemy?
Prevent Res 2013; 3 (2): 152-162. Available from: http://www.preventionandresearch.com/. doi: 10.7362/2240-2594.115.2013


doi: 10.7362/2240-2594.115.2013


Parole chiave: radiazione ultravioletta, fotoinvecchiamento, fotoprotezione e filtri solari


Abstract   [Indice]

L'esposizione ai raggi ultravioletti (UVR) è il principale fattore di rischio ambientale per i tumori della cute.
Gli UVR sono radiazioni con una lunghezza d’onda compresa tra i 100 e i 400 nanometri (nm) e si suddividono in ultravioletti di tipo A (315-400nm), di tipo B (280-315 nm) e di tipo C (100-280nm).
Gli UVC e gli UVB con una lunghezze d'onda inferiore a 295nm vengono bloccati completamente a livello dello strato di ozono mentre il 90-95% degli UVA raggiunge la superficie terrestre.
Gli UVR possono essere la causa di molte alterazioni cutanee a livello delle zone foto-esposte o aggravare patologie già esistenti.
Tali effetti a livello della cute possono essere definiti acuti come l’eritema solare e  l’abbronzatura o cronici come il fotoinvecchiamento, l’immunosoppressione e le neoplasie cutanee.
I tumori della cute sono classificati in melanoma e tumori non-melanoma che a loro volta sono suddivisi in carcinomi basocellulari e carcinomi spinocellulari.
Il melanoma è responsabile della maggior parte dei decessi mentre i carcinomi hanno una prognosi migliore perchè caratterizzati da un’aggressività prevalentemente locale.
La fotoprotezione è la strategia principale contro il fotoinvecchiamento, le fotodermatosi e l’insorgenza di neoplasie cutanee.
Le principali raccomandazioni sono evitare l'esposizione solare durante le ore più calde della giornata, indossare indumenti protettivi e occhiali da sole e l’applicazione di filtri solari adeguati prima e durante l'esposizione.
Attualmente i filtri solari per uso topico sono divisi in due grandi categorie: biologici (precedentemente indicati come chimici) ed inorganici (definiti  precedentemente come fisici).
I filtri solari biologici agiscono assorbendo i raggi ultravioletti che attivano gli elettroni dallo stato di riposo alla fase di eccitamento. Quando si ritorna alla condizione di stabilità, l'energia viene emessa sotto forma di calore o radiazione fluorescente.
I filtri inorganici, composti da particelle di considerevoli dimensioni quali biossido di titanio e ossido di zinco, costituiscono un film di particelle metalliche inerti che forma una barriera opaca a livello della cute in grado di riflettere e disperdere le radiazioni ultraviolette e visibili. I filtri solari fisici hanno lo svantaggio di essere visibili poiché conferiscono alla cute un colorito biancastro, non sempre accettato dal punto di vista estetico anche a causa di un’abbronzatura non sempre uniforme. Questo fenomeno può essere evitato introducendo delle nanoparticelle (singole particelle con un diametro inferiore a 100 nm) che rendono i filtri trasparenti e la cute non più bianca pur mantenendo l'effetto riflettente.
Queste misure protettive sono necessarie per una prolungata attività all'aperto ed in modo particolare sono importanti per persone con fototipo chiaro, con nevi multipli o atipici o che riferiscano una storia personale e/o familiare di tumori cutanei. Per ridurre al minimo il danno indotto dalle radiazioni ultraviolette ed ottenere tutti i vantaggi possibili dall’esposizione ai raggi solari è opportuno educare la popolazione e promuovere continuamente le principali misure di prevenzione ed in particolare la fotoprotezione.

Autore di riferimento   [Indice]

Autore di riferimento: Emanuele Miraglia
Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, “Sapienza” Università di Roma
e-mail: info@preventionandresearch.com


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