Nuove indicazioni per la terapia dell’artrite giovanile


Pubblicato su  “New England Journal of Medicine” uno studio sulla terapia dell’AIG ( Artite Idiopatica Giovanile) dell'Istituto Gaslini di Genova.

La scoperta alla base dello studio è di tipo patogenetico ossia conseguente alla evidenziazione delle dinamiche fisiopatologiche che regolano la malattia.
L’AIG viene definita una malattia autoimmune, il che significa che l’organismo di chi ne è colpito non è in grado di riconoscere come proprie alcune strutture (componenti di cellule e tessuti) appartenenti al suo corpo, le scambia per estranee e le “aggredisce”, come fa normalmente per difendersi dalle aggressioni esterne (per esempio per uccidere virus e batteri). Il risultato è che, là dove avviene questa autoaggressione, il tessuto (nel nostro caso la membrana sinoviale, che riveste internamente le articolazioni) si infiamma, cioè vi affluisce più sangue, le cellule e i liquidi dal sangue passano nei tessuti e la parte si gonfia, diventa più calda e dolente e, talvolta, si arrossa Il mediatore chimico di questo processo, sostengono i ricercatori del Gaslini di Genova, non risulta essere il TNF ( Tumor Necrosis Factor) come si pensava, bensì le Interleuchine 1 e 6, capaci di indurre infiammazione e febbre elevata.
E’ per questo motivo che due farmaci “biologici” tornano ragionevolmente utili nel caso dell’AIG:
tocilizumab e canakimumab (entrambi in commercio con altre indicazioni);  canakinumab è un anticorpo che inibisce l’interleuchina 1 e tocilizumab agisce nei confronti dell’’interleuchina 6.
“In un’alta percentuale di pazienti l’utilizzo di uno dei due farmaci indurrà remissione della malattia o un miglioramento molto importante. Questi farmaci validati da PRINTO - sostiene il professor Alberto Martini, che è anche presidente della Società Europea di Reumatologia pediatrica (Paediatric Rheumatology European Association o PRES) -, destinati a pazienti che venivano trattati soprattutto con cortisone, rivoluzioneranno il trattamento della malattia e miglioreranno in maniera sostanziale la sua prognosi a lungo termine”.
 
 
Fonte: New England Journal of Medicine
 
 
Simone De Sio
 
Carmine Goglia