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ISSN:2240-2594
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International Open Access Journal of Prevention and Research in Medicine
Director Prof. Francesco Tomei
Secondo recenti studi, una donna che allatta sul posto di lavoro non rappresenta un ostacolo alla produttività e consente all’azienda di mantenere il proprio personale qualificato. Tra l’altro, dotare l’azienda di infrastrutture necessarie che permettano l’allattamento alle lavoratrici madri richiede un costo limitato.
Di contro i vantaggi economici sono molto rilevanti, fra essi si possono annoverare una riduzione del 35% dei rimborsi per cure mediche; il ritorno anticipato al lavoro del 33% delle mamme; una riduzione del tasso di assenteismo del 27%.
In alcune nazioni peraltro, i costi del riposo per allattamento sono coperti dall’assicurazione sociale e da fondi pubblici e non gravano sul datore di lavoro.
Il 65% dei Paesi ha una legislazione che consente alle mamme di avere riposi per l’allattamento retribuiti o una riduzione dell’orario giornaliero. Talvolta però si tratta di normative insufficienti che non sostengono le donne in tutto il periodo dell’allattamento, nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità raccomandi 6 mesi di allattamento materno esclusivo.
L’Ilo, Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite, è intervenuta nel 2000 con la Convenzione 183 sulla protezione della maternità con le seguenti direttive:
· il congedo maternità di almeno 14 settimane retribuito al 66% del salario a carico dell’ assicurazione sociale obbligatoria e dei fondi pubblici;
· cure mediche prenatali, durante il parto e postnatali per la mamma e per il bambino e sostegno finanziario alle donne che non hanno accesso all’assicurazione sociale;
· protezione, per le lavoratrici incinte o che allattano, dalle attività lavorative che possono danneggiare la loro salute o quella del bambino;
· diritto di tornare alla stessa posizione lavorativa con la medesima retribuzione;
· diritto a una o più pause giornaliere o ad una riduzione dell’orario di lavoro per garantire l’allattamento materno.