Lo iodio? A tavola ce n'è più che in spiaggia - P&R online 24-11-2011


 Lo iodio ha effetti benefici sull'organismo, ma il modo per incrementarne l'assunzione non è tanto il soggiorno al mare quanto una dieta adeguata. "Il mare e l'inalazione naturale dello iodio fanno senz'altro bene", osserva Giorgio Iervasi, medico dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa, "così come le passeggiate in riva al mare possono contribuire alla cura di malattie dell'apparato respiratorio quali bronchiti e sinusiti. Va ricordato però che è un elemento volatile, parzialmente solubile in acqua e, come tale, evapora. Per coloro che vivono e lavorano nelle zone di mare, la quantità di iodio assorbita dall'organismo deve comunque essere integrata con il cibo. Lo iodio viene regolarmente captato da alcuni organi e rimesso in circolo, principalmente dalla ghiandola tiroidea (il 60-70% dei suoi ormoni, tiroxina T4 e triodotironina T3, sono costituiti da iodio), ma anche dalla mucosa gastrica, dalle ghiandole mammarie e salivari, che hanno la funzione di veri e propri depuratori. "L'organismo, per poter funzionare bene, ha bisogno di assumere una certa quantità di iodio anche dall'esterno", aggiunge il ricercatore dell'Ifc-Cnr, "circa 150-200 microgrammi al giorno, pari alla quantità che quotidianamente eliminiamo con le urine. L'apporto principale si ha con l'acqua, con gli elementi addizionati di iodio, come il sale, e con l'assunzione di alimenti che lo contengono: pesci (orate, branzini e saraghi), mitili (ottimi filtratori dell'acqua di mare), crostacei e molluschi. I pesci dei mari del nord, come la platessa, ne sono tra i più ricchi in assoluto: 100 grammi possono contenere oltre 500 microgrammi di iodio". 

La carenza di iodio, con la conseguente ipofunzione tiroidea, è una delle patologie reversibili più comuni nel mondo che, se non curata, può degenerare nell'ingrossamento del volume ghiandolare tiroideo, gozzo, e soprattutto nel deficit di sviluppo psicofisico del bambino: il cosiddetto cretinismo da carenza iodica è una forma di deficienza intellettiva largamente diffusa specie nei paesi con scarsa sorveglianza medico-sanitaria. Una dieta ricca di pesce, sommata, quando possibile, all'antico rimedio delle nonne, lunghe passeggiate in riva al mare, in questi casi è la miglior medicina.

Francesca Nicolini

Fonte: Giorgio Iervasi , Istituto di fisiologia clinica, Pisa, tel. 050/3152017, email: iervasi@ifc.cnr.it