Inquinato e infertile - P&R online 23-11-2011


 L'inquinamento ambientale può avere ripercussioni negative sulla fertilità umana e animale. Le sostanze nocive che ne sono responsabili - gli ‘interferenti endocrini', così chiamati proprio perché interferiscono sugli equilibri degli ormoni sessuali - non solo ci ‘contaminano' quotidianamente attraverso l'alimentazione o il contatto con tessuti, oggetti, plastiche e detergenti, ma sono anche in grado di superare la barriera, un tempo ritenuta invalicabile, della placenta. A rivelarlo, i primi dati di uno studio del progetto ‘Previeni' (www.iss.it/prvn), condotto dal Wwf insieme con l'Istituto superiore di sanità, l'Università di Siena e La Sapienza di Roma, finanziato dal ministero dell'Ambiente

Le analisi sono state effettuate da alcuni ricercatori del dipartimento di Scienze ambientali dell'ateneo senese, coordinati dal professor Silvano Focardi. "Abbiamo scelto coppie di persone residenti nell'area urbana di Roma, a Ferrara, una città medio piccola con una buona qualità ambientale, e a Sora, un piccolo centro agricolo del basso Lazio", spiega Cristiana Guerranti, che ha coordinato le attività del gruppo di lavoro. "Tutti risultano esposti in maniera prolungata e continua a una miscela di interferenti endocrini. Ma la popolazione del grande centro urbano lo è molto di più: gli individui affetti da infertilità o da specifiche patologie riproduttive presentano livelli più alti di inquinanti nel sangue. Inoltre, le analisi sul sangue di cordone ombelicale di coppie madre-neonato, dopo una gravidanza sana e priva di problemi, indicano un trasferimento di alcuni interferenti endocrini al feto; queste sostanze potrebbero indurre alterazioni non visibili al momento della nascita, come l'infertilità nella vita adulta".

Spiega ancora Guerranti: "I risultati del progetto di ricerca ‘Previeni' possono essere utilizzati per azioni di prevenzione sugli stili di vita che proteggono se stessi, i propri figli e l'ambiente. Nonostante le limitazioni di legge, interferenti endocrini ancora si trovano in oggetti di uso comune come tappeti, vestiti, pentole antiaderenti e vernici, giocattoli, contenitori e dispositivi medici, tessuti, auto, pc e televisori, pesticidi, oli e prodotti industriali. Inoltre, loro tracce vengono riscontrate anche negli alimenti, dove arrivano sia per contatto diretto, per esempio con i contenitori di plastica, sia per l'inquinamento degli ambienti in cui vengono allevati gli animali e coltivate le piante".