Cancro alla prostata, nuova ricerca rilancia: "Causato da una infezione sessuale"


Il cancro alla prostata potrebbe essere scatenato da una malattia a trasmissione sessuale causata da una comune e silente infezione che si trasmette con i rapporti. La malattia scatenante in questione, come già intuito in alcuni recenti studi, sarebbe la tricomoniasi, che spesso rimane silente o non viene curata. E' questa la teoria su cui stanno lavorando alcuni ricercatori dell'università della California insieme ai colleghi italiani dell'Università di Sassari, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Gli scienziati hanno effettuato in laboratorio dei test su cellule umane della prostata e hanno scoperto che la tricomoniasi aiuta il cancro a crescere. Secondo alcune stime, la tricomoniasi colpisce circa 275 milioni di persone nel mondo ed è la più comune infezione non virale a trasmissione sessuale. Chi ne soffre, spesso non ha sintomi e non sa di averla. Generalmente, infatti, gli uomini che ne soffrono possono avere irritazioni nel pene, o bruciori dopo la minzione o l'eiaculazione o anche perdite. Le donne, invece, possono avere dei crampi ai genitali, problemi nell'urinare o perdite. 
Non si tratta del primo studio a suggerire un legame tra quest'infezione e il cancro alla prostata. Già un'altra ricerca del 2009, pubblicata sempre sulla stessa rivista, aveva rilevato infatti segni dell'infezione in un quarto degli uomini. Ma ora questa ricerca conferma e suggerisce come quest'infezione renda l'uomo molto più vulnerabile al tumore alla prostata. Il parassita responsabile della tricomoniasi, il Trichomonas vaginalis, rilascia infatti una proteina che causa l'infiammazione, e aumenterebbe e velocizzerebbe la crescita di cellule cancerose nella prostata. 
I risultati di questa ricerca, comunque, non sono definitivi. Ora serviranno altre ricerche per corroborare quest'ipotesi e per inserire anche il cancro alla prostata nella lista dei tumori (un sesto del totale) causati da infezioni solo apparentemente lievi e nella maggior parte dei casi curabili.

Fonte: 
http://www.pnas.org/

Simone De Sio
Alessandra Di Marzio