Articoli Medicina del Lavoro - P&R Scientific
Volume 4, Numero 2
30.06.2014
CAMPI ELETTROMAGNETICI E MALATTIE AUTOIMMUNITARIE
 
 
Boscolo P, Iovene R, Paiardini G

Autori   [Indice]

Boscolo P1,  Iovene R2, Paiardini G2

1Professore di Medicina del Lavoro, consulente dell’Università G. D’annunzio di Chieti-Pescara
2INAIL- Settore Ricerca, Certificazione e Verifica, Dipartimento Territoriale di Pescara per la   Regione Abruzzo

Abstract   [Indice]

Introduzione: Studi sperimentali dimostrano che i campi elettromagnetici (CEM) a bassa frequenza modificano il flusso dell’ione calcio attraverso le membrane di cellule mononucleate del sangue periferico e ne modificano il metabolismo e l’espressione degli antigeni di superficie. Sono inoltre riconosciute patologie autoimmuni in soggetti con predisposizione genetica a seguito all’esposizione ad agenti nocivi fisici, chimici e biologici o alla percezione di situazioni stressanti. Lo scopo di questa rassegna sistematica è valutare l’effetto dei campi elettromagnetici (CEM) sulla comparsa e sulla progressione di patologie autoimmuni.  

Materiali e Metodi: al fine di essere inclusi nella rassegna, sono stati esaminati tutti gli articoli pubblicati su riviste scientifiche tra il 1979 e il 2013. La ricerca è stata condotta usando le seguenti parole chiavi: campi elettromagnetici, risposta immune, autoimmunità, Lupus Eritematoso Sistemico. Sono stati inclusi 37 studi nell’articolo.

Risultati: è evidente che l’esposizione a CEM prodotti da stazioni radiotelevisive, radar ed elettricità modifica (nei limiti fisiologici) il numero e le percentuali delle cellule ematiche circolanti e la risposta immunitaria.
Studi sperimentali su ratti hanno dimostrato che l’esposizione a CEM indotti da corrente elettrica producono effetti analoghi a quelli indotti dagli stimoli stressanti. Ridotta produzione di melatonina è stata rinvenuta in donne residenti vicino a linee di alta tensione come in lavoratori sottoposti allo stress di turni notturni. Gli impiegati che utilizzavano il telefonino per un lungo periodo  presentavano riduzione dei livelli di TSH (indice di aumentata funzione tiroidea) pari a quella che si verifica in situazioni di stress.

Discussione: i campi elettromagnetici provocano un assorbimento di energia da parte dell’organismo con effetti su sistema nervoso ed immunitario che hanno caratteristiche analoghe a quelli prodotti da stimoli stressanti. L’adattamento dell’organismo al CEM,  in individui geneticamente predisposti, può in tal modo far insorgere malattie autoimmunitarie.

Parole chiave: campo elettromanetico, risposta immunitaria, autoimmunità, Lupus Eritematoso Sistemico

Available from:
http://journal.preventionandresearch.com/index.php?PAGE=articolo_dett&ID_ISSUE=766&id_article=6599

Introduzione   [Indice]

I campi elettromagnetici (CEM) sono prodotti in natura dall’attività geologica ed atmosferica, per uso industriale e domestico, a scopo terapeutico,  nonché dal metabolismo cellulare. Molte indagini sugli effetti biologici dei CEM non riportano risultati riproducibili ed un chiaro rapporto tra causa ed effetto. E’ tuttavia evidente che gli effetti dei CEM dipendono sia dalla dose, tempo di esposizione e lunghezza d’onda, che dal grado di eccitabilità delle cellule,  maggiore in quelle del sistema nervoso ed immunitario. Inoltre, gli effetti biologici dei CEM non si possono spiegare semplicemente con l’aumento della temperatura all’interno delle cellule (effetti termici).
È riconosciuto il legame tra patologie autoimmuni in soggetti geneticamente predisposti, ed esposizione ad agenti nocivi fisici, chimici e biologici o alla percezione di situazioni stressanti; il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) rappresenta il prototipo di malattia autoimmune a causa della numerosità di manifestazioni cliniche.
Lo scopo di questa revisione sistematica è valutare gli effetti dei campi elettromagnetici sulle patologie autoimmuni. 

Materiali e metodi   [Indice]

Al fine di essere inclusi nella rassegna sistematica, sono stati esaminati tutti gli articoli editi su riviste scientifiche tra il 1979 e il 2013. Gli articoli idonei ad essere inclusi sono stati selezionati mediante una ricerca sistematica nei seguenti motori di ricerca: MEDLINE/ Pubmed, MEDLINE/ National Library of Medicine (NLM), MedlinePlus, Biomedcentral, Scopus, Cochrane Library. Tutti gli articoli riportati in bibliografia sono stati esaminati al fine di trovare articoli utili per la rassegna sistematica.
La ricerca è stata condotta usando le seguenti parole chiave: campi elettromagnetici, risposta immune, autoimmunità, Lupus Eritematoso Sistemico. 37 articoli sono stati inclusi nella rassegna. 

Risultati   [Indice]

Etiopatogenesi delle malattie autoimmunitarie
Una delle caratteristiche del sistema immunitario è la capacità di distinguere gli antigeni delle cellule dell’organismo  da quelli dell’ambiente esterno. Questo riconoscimento ha un ruolo importante nell’allestire un repertorio di immuno-recettori sulle cellule B e T in modo da precludere risposte immunitarie nocive verso auto-antigeni. L’autoimmunità rappresenta pertanto l’esito della rottura di uno o più meccanismi che regolano la tolleranza immunitaria (1,2).
Le differenti manifestazioni dei disordini autoimmunitari non possono essere spiegate da un solo meccanismo. La teoria della selezione clonale dell’immuno-tolleranza  include l’idea che l’interazione tra le cellule linfatiche e gli antigeni dell’organismo, durante la vita fetale o subito dopo la nascita, porti all’eliminazione di cloni linfatici in grado di reagire ad auto-antigeni (1). Altre alterazioni legate all’autoimmunità possono dipendere da alterazioni della risposta da parte di cellule T e B (3,4), come pure da anomalie nella modulazione dei meccanismi immunitari (5,6). A questo riguardo, è stata evidenziato un rapporto tra la riduzione dei meccanismi di apoptosi e la ridotta produzione di citochine immuno-regolatorie (come l’IL-10) con lo sviluppo di malattie autoimmunitarie (7).
La evidenza che nell’uomo esistono geni suscettibili all’autoimmunità deriva da studi sulla familiarità, specialmente da indagini su gemelli; inoltre l’elaborazione della mappa genetica ha iniziato ad identificare sedi di alterazioni cromosomiche che predispongono a specifiche malattie autoimmunitarie (1,8); in particolare sono stati identificati alleli del “maggior sistema di istocompatibilità”; sono stati tuttavia identificati anche altri geni suscettibili, come quelli della deficienza omozigote ereditaria di proteine della via classica del complemento, fortemente in rapporto con l’insorgenza del Lupus (9).
L’anomalia genetica dei normali processi immunitari può predisporre allo sviluppo di abnormi risposte a stimoli provenienti da agenti nocivi (ti tipo chimico, fisico o biologico) o da situazioni stressanti derivanti da eventi della vita. 
Altri fattori che sembrano determinanti nell’induzione dell’autoimmunità  includono l’età e lo stato ormonale: molte malattie, tra cui il Lupus, hanno una maggiore incidenza nelle donne  (1,10,11).
Lupus Eritematoso Sistemico
Vi è una grande varietà di malattie autoimmunitarie, da quelle in cui è affetto un singolo organo, a quelle con alterazioni sistemiche e coinvolgimento di molti organi. Il Lupus Eritematoso Sistemico rappresenta il prototipo di queste malattie per l’insorgenza di numerose manifestazioni cliniche (8-11). Inoltre nel Lupus è presente un vasto repertorio di auto-anticorpi, la cui produzione è inserita nel quadro di una aumentata reattività dell’intero sistema immunitario (10). L’esposizione a fattori ambientali nocivi ha un ruolo importante nell’insorgenza e nell’aggravamento della malattia . Questi includono  agenti  chimici come i farmaci (vi è una lunga lista di farmaci) od agenti fisici, come la luce ultravioletta (10). E’ anche noto, che la comparsa del Lupus, come di altre malattie autoimmunitarie è stimolata da situazioni di stress.       
La severità del Lupus varia da forme lievi e/o intermittenti a quelle fulminanti (10,11). Molti pazienti, dopo periodi di relative quiescenza, subiscono esacerbazioni della malattia, la complete remissione è rara. Sintomi sistemici, particolarmente “fatica”, mialgie ed artralgie sono quasi sempre presenti. Molti pazienti sono affetti da poliartrite, in certi casi con aree di necrosi e/o miosite.  Le manifestazioni cutanee includono lesioni discoidi ed eritema sistemico; questo può sfigurare il volto, particolarmente il naso e le guance (eritema a farfalla); i pazienti con questi sintomi sono estremamente sensibili alla luce solare. Manifestazioni serie sono la nefrite, nella forma proliferativa gromerulare e/o con vasculite. La vasculite generalizzata spiega la maggiore incidenza di attacchi ischemici transitori, di ischemia cerebrale acuta ed infarto miocardico.  L’interessamento cardiaco include la presenza di miocardite e di endocardite fibrinosa; quello polmonare può comprendere pleurite, infiammazioni interstiziali ed emorragie intra-alveolari. La patologia ematologica include forme anemiche, piastrinopenia e linfocitopenia. Tra le manifestazioni oculari è presente la congiuntivite secca di Sjogren’s, la vasculite retinica e la neurite ottica. 
Il Lupus altera diverse funzioni del sistema nervosa centrale e periferico; questa è la causa più rilevante di morbidità e mortalità, in parte dovuta a vasculite occlusiva; sono frequenti i disturbi cognitivi, in particolare della memoria e del ragionamento. La psicosi può essere il sintomo principale. Il Lupus può indurre sia varie forme di cefalea che attacchi epilettici di ogni tipo.
La fertilità delle donne con Lupus può essere normale; la malattia tuttavia fa aumentare il rischio di sofferenza fetale, parto prematuro ed aborto (10,11). 

Effetti dei campi elettromagnetici sul sistema immunitario
I CEM prodotti dalle attività geologiche ed atmosferiche contribuiscono a mantenere in vita gli esseri viventi in quanto essi sono usati da specie di insetti, rettili ed uccelli per l’orientamento spaziale e la migrazione (12). Le attività metaboliche producono CEM; a questo riguardo, i CEM sono anche utilizzati a scopo terapeutico per fornire ai tessuti ulteriore energia per riparare danni e/o stimolare il metabolismo; va anche ricordato che i CEM sono utilizzati anche a scopo diagnostico (per esempio la risonanza magnetica nucleare).
I CEM hanno oggi un ruolo importante ed indispensabile nelle attività industriali economiche e sociali. I CEM sono prodotti da centrali (frequenza 50 o 60 Hz e trasportati a distanza con i fili elettrici),  da trasmittenti radiotelevisive (frequenza KHz e MHz), radar (frequenza KHz e MHz),  cellulari telefonici e satelliti (frequenza MHz e GHz); CEM vengono utilizzati in attività domestiche (per esempio per riscaldare i cibi).
La maggior parte delle ricerche sugli effetti biologici dei CEM non presentano risultati riproducibili ed un chiaro rapporto di causa-effetto. Sono anche difficili da analizzare le differenze riguardanti gli effetti di CEM di diversa frequenza. Per questo motivo, ai nostri giorni, c’è consenso sopratutto  sui risultati di studi sugli effetti biologici dei CEM indotti dall’aumento di temperatura all’interno delle cellule (“effetti termici”) . Tuttavia, gli effetti biologici dei CEM non possono essere spiegati soltanto con gli “effetti termici”.  
Gli effetti biologici dei CEM dipendono dalla dose, dal tempo di esposizione e dalla lunghezza d’onda (13). L’energia del CEM assorbita dalle cellule induce modificazioni del metabolismo; gli effetti di questa interazione dipendono dalle caratteristiche e dall’eccitabilità delle cellule; è infatti noto che CEM ambientali interagiscono maggiormente con le attività metaboliche dei sistemi nervoso ed immunitario (13). In questa “review” vengono esaminati gli effetti dei CEM sulle cellule dei sistemi neuroendocrino ed immunitario che esercitano risposte integrate agli stimoli ambientali.
Studi in vitro
La stimolazione delle cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC)  è un modello per lo studio della blastogenesi, proliferazione, transcrizione, e traslocazione di molte proteine. Utilizzando questo metodo è stato dimostrato che I CEM modificano il flusso degli ioni calcio attraverso le membrane agendo sul rilascio di trombossano B2  ed interleuchina 1 (14).  PBMC umane esposte “in vitro” a CEM a bassa frequenza presentavano riduzione della risposta a mitogeni, cambiamenti nel metabolismo dei linfociti e nell’espressione dei “markers” di superficie (15,16); l’esposizione a CEM influenzava la espressione, produzione e localizzazione dei linfociti CD4+, CD14+ e CD16+ (17).
Studi sperimentali sugli animali
CEM statici, applicati localmente a differenti aree cerebrali di ratti, modificavano la risposta immunitaria a seconda del tempo di esposizione e dell’area del cervello esposta (18). Topi esposti a CEM di 50 Hz nelle stesse condizioni umane presentavano riduzione del numero dei leucociti totali, polimorfonucleati neutrofili, linfociti totali, CD4+ e cellule NK (19).  Esposizione a CEM di 60 Hz con flusso di densità scalare era in grado di sopprimere l’attività NK sia di topi giovani che anziani ma senza aumentare l’incidenza di neoplasia (20).
Va ricordato che l’Unione Europea stimola la adozione di studi “in vitro”come tappa preliminare nelle ricerche sugli agenti nocivi sconosciuti; questa procedura è adottata sia a fini etici per ridurre il numero degli animali sacrificati sia per ridurre le spese per gli esperimenti. Al contrario, le procedure adottate nell’Unione Sovietica e nei paesi orientali utilizzavano un gran numero di animali con minori restrizioni etiche. In Unione Sovietica, studi sugli effetti dell’esposizione prolungata di bassi livelli di  radiofrequenze sul sistema immunitario e riproduttivo di ratti hanno dimostrato effetti autoimmunitari e sulla riproduzione (21). Queste ricerche sono state recentemente ripetute confermando la tendenza precedente che indicavano che le radiofrequenze possono ridurre la formazione di anticorpi  con possibile attivazione di meccanismi autoimmunitari; sono stati anche confermati i possibili effetti sullo sviluppo fetale (21).
Studi sull’uomo 
Dopo un primo studio sull’incidenza di leucemia nei bambini indotta da corrente elettrica (22), numerosi altri studi epidemiologici non hanno rilevato aumento dell’incidenza di leucemia nei residenti con esposizione a CEM (23,24). Un’analisi severa dei dati di numerosi studi epidemiologici sul rischio di leucemia  è stato il fondamento per la classificazione dei CEM di 50 o 60 Hz tra i possibili agenti carcinogeni da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) (25). E’ anche da segnalare che un’indagine aveva preliminarmente riportato un’aumentata incidenza nei bambini e negli adulti vicino ad un’emittente radiofonica localizzata nei dintorni di Roma. Tuttavia gli stessi autori di questo studio, in un rapporto successivo, non avevano confermato questi risultati per il numero non elevato di casi e la mancanza di dati certi sull’esposizione (26).
E’ stata rinvenuta un’associazione tra utilizzo dei telefonini cellulari con i gliomi ed i neurinomi del nervo acustico (27). A questo riguardo,  lo IARC, ha recentemente classificato i CEM indotti da radiofrequenze in categoria 2B (possibili cancerogeni per l’uomo). Mentre la comunità scientifica sta discutendo quest’argomento, sono state prese da alcune nazioni misure per ridurre i rischi derivanti dall’utilizzo dei telefonini cellulari.
E’ stato dimostrato che l’esposizione breve o prolungata dell’uomo a CEM modifica i leucociti ematici. Pazienti e volontari presentavano riduzione della percentuale di linfociti totali e citotossici (CD8+) ed aumento dei linfociti “helper” (CD4+) dopo l’esposizione al CEM statico della risonanza magnetica nucleare (28). Gli operatori di radar, esposti ad un campo elettromagnetico con un “range” tra 390 MHz a 10.96 GHz, presentavano anch’essi riduzione dei linfociti ematici CD8+ ed aumento delle IgM seriche (29). 60 lavoratori che utilizzavano corrente elettrica  presentavano  una correlazione negativa tra l’esposizione a CEM e l’attività dell’ornitina decarbossilasi (ODC) ematica  (inserita nel metabolismo della melatonina) ed il numero delle cellule NK; l’alterazione di questo parametro ematologico era maggiore tra i lavoratori con ridotta produzione di melatonina (30). Inoltre è da segnalare che riduzione della escrezione di 6-sulfatossimelatonina è stata osservata in donne residenti in prossimità di cavi elettrici ad alta tensione (31).
Sono stati oggetto di studio 19 donne esposte a CEM emessi da stazioni radiotelevisive nel 2000 e 12 di loro cinque anni dopo (32,33).  I CEM nei balconi delle loro case erano (media + D.S.)  4.3 + 1.4 V/m nella prima misurazione e 3.7 + 1.3 V/m in quella successive mentre l’esposizione A CEM nell’area di residenza del gruppo di controllo era inferiore a 2.0 V/m.
Il gruppo esposto a CEM presentava nel 2000 riduzione del numero e % dei linfociti NK, riduzione della proliferazione delle PBMC stimolate da PHA con ridotto rilascio di IL-2 ed IFN-g.  Inoltre, nello studio successivo, l’attività NK delle donne esposte a CEM era più bassa (all’interno dei limiti fisiologici) in modo statisticamente significativo (p<0.01) rispetto ai controlli.

Condizioni simili allo stress indotte dai campi elettromagnetici
E’ dimostrato che v’è un aumento di incidenza di malattie autoimmunitarie, includente il Lupus, in individui predisposti geneticamente , sopratutto donne, esposti ad agenti nocivi ambientali o che subiscono situazioni stressanti (34,35).  E’ stata dimostrata anche un’associazione tra l’incidenza di Lupus ed il lavoro a turni e l’assistenza sanitaria in contatto con pazienti (36).
Gli effetti dell’esposizione a CEM indotti da corrente elettrica hanno caratteristiche simili a quelle dello stress. E’ stato infatti dimostrato che ratti adulti Sprague-Dawley, esposti a CEM di 50 Hz a 0.5 mT per periodi varianti da 5 giorni a 4-6 settimane, presentavano riduzione del peso corporeo, involuzione timica, ipertrofia delle ghiandole surrenali, livelli elevati di glicemia ed ormoni corticosteroidi e comportamento di tipo depressivo nei test comportamentali (37).
La melatonina è un ormone secreto dall’ipofisi durante la fase buia del ciclo luce-buio con supposta attività oncostatica. A questo riguardo, è riportato che la melatonina regola l’efficienza dell’immunità naturale, includente l’attività NK che difende dalle infezioni e dall’insorgere e progredire delle neoplasie;  ridotta produzione di melatonina è stata riscontrata in lavoratori che effettuavano stressanti turni di notte (38). Riduzione della escrezione di 6-sulfatossimelatonina è stata osservata in donne residenti vicino ad una centrale elettrica (31) ed alterazione del metabolismo della melatonina è stata rinvenuta in lavoratori che utilizzavano corrente elettricità (30). 
Gli effetti dei telefonini cellulari sulla funzione tiroidea sono stati valutati su  2598 impiegati (uomini e donne) divisi in tre gruppi in base all’utilizzo del loro telefonino (39). Quelli con un tempo di conversazione più prolungato presentavano livelli più bassi di TSH,  indice di aumentata funzione tiroidea come nelle situazioni di stress. Gli autori dello studio non erano certi se ciò dipendeva dall’esposizione al CEM del telefonino o dallo stress derivante dal maggior suo utilizzo.

Valori limite di esposizione
Valori limite di esposizione ad agenti nocivi, presenti nell’ambiente di vita e di lavoro, sono stati determinati da numerose organizzazioni internazionali.  La ricerca scientifica si è basata, negli Stati Uniti e nei paesi occidentali,  principalmente nell’evidenziare con studi sperimentali e/o epidemiologici  alterazioni pre-cliniche fisiologiche  e biochimiche dovute all’esposizione.  Seguendo principalmente la valutazione dei risultati di studi epidemiologici, tuttavia, il riconoscimento che il valore limite non era adeguato avveniva spesso tardivamente, come nel caso dell’esposizione a benzolo (oggi circa 20 volte più basso che 40 anni fa).
Per quanto riguarda l’esposizione ai CEM, negli Stati Uniti e nei paesi occidentali sono stati indicati in passato valori limite per prevenire effetti degenerativi (come nel cristallino e nel testicolo) soprattutto in base allo sviluppo di calore. Non sono stati presi finora invece in adeguata considerazione studi, in particolare quelli sperimentali,  sugli effetti biologici (non “termici”) dei CEM. La normativa italiana (DLgs 81/08) fa riferimento ai valori limite della direttiva europea, ripresi dalle linee guida dell’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection).  Per quanto riguarda l’esposizione a CEM della popolazione, in assenza di risultati “certi e condivisi” della comunità scientifica sugli effetti a lungo termine, si è tenuto particolarmente conto del “criterio di precauzione” anche per impedire che persone geneticamente sensibili, come quelli predisposti a SLE, possano essere affetti dalla malattia. Tuttavia rimane ancora da stabilire se le linee guida per la popolazione possano riguardare anche una minoranza di soggetti potenzialmente più sensibili ai CEM, come nel caso delle linee guida per la polluzione atmosferica nei riguardi degli asmatici.

Discussione   [Indice]

Poiché la maggior parte degli studi sugli effetti biologici dei CEM non presenta risultati riproducibili e mancano di un chiaro rapporto di causa-effetto, non vi sono sufficienti dati affidabili per analizzare le differenze tra gli effetti dei campi elettromagnetici in rapporto alla frequenza. Al riguardo, specifiche indagini sperimentali ed epidemiologiche dovrebbero essere svolte tenendo in considerazione gli effetti additivi della corrente elettrica, dei telefonini e degli elettrodomestici.
Gli effetti biologici dei campi elettromagnetici non possono essere spiegati semplicemente con quelli indotti dall’aumento di temperatura all’interno delle cellule. Poiché è evidente che i CEM provocano un assorbimento di energia nei tessuti biologici, questa energia addizionale
può modificare un gran numero di attività metaboliche in differenti compartimenti cellulari. E’ evidente che le cellule che sono più  sensibili all’esposizione ai CEM sono quelle del sistema nervoso e del sistema immunitario come pure che i CEM possono modificare il metabolismo del DNA.
In rapporto all’utilizzo terapeutico dei CEM, l’esposizione a CEM può essere benefica o dannosa in relazione alla dose, alla frequenza, come pure il tempo e la sede dell’esposizione.
E’ noto che l’esposizione a CEM agisce come uno stimolo simile a quello dello  stress; al riguardo è stato evidenziato un aumento dell’incidenza di malattie autoimmunitarie in individui, predisposti geneticamente, esposti ad agenti nocivi ambientali o sottoposti a situazioni stressanti. Al riguardo,  gli effetti dei CEM  si possono sommare a quelli di altri stimoli stressanti come il rumore (40), l’inquinamento da agenti  chimici (41) e situazioni derivanti dagli eventi della vita o dal lavoro (34,35).
Nel caso dell’esposizione a CEM le cellule dei tessuti devono mettere in atto meccanismi di adattamento in grado di assorbire l’energia portata dal CEM. L’organismo di un individuo geneticamente predisposto alle malattie autoimmunitarie, in particolare al Lupus, durante questa fase di adattamento al CEM, può sviluppare meccanismi autoimmunitari  riconoscendo le proprie cellule come estranee.

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Autore di riferimento   [Indice]

Paolo Boscolo
Professore di Medicina del Lavoro, consulente dell’Università G. D’annunzio di Chieti-Pescara


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